Sentenza TAR Lazio avversa al numero programmato: la posizione dei Giovani Medici (SIGM)

GIOVANI MEDICI (SIGM): OPPORTUNO MANTENERE L’ACCESSO PROGRAMMATO A FACOLTà DI MEDICINA E SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE MEDCIHE, PURCHè SI ADOTTI UN SISTEMA DI SELEZIONE CON GRADUATORIA UNICA NAZIONALE. Necessario trovare una sintesi tra il diritto allo studio e la tutela del diritto alla salute.

Il Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM) prende posizione in merito ai potenziali effetti conseguenti alla sentenza emanata dal TAR Lazio in tema di accesso programmato ai corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Pur condividendo lo spirito dei giudici amministrativi, che hanno evidenziato il tratto discriminante dell’attuale modalità di selezione tra le differenti sedi universitarie, non è opportuno mettere in discussione l’intero impianto dell’accesso programmato alle Facoltà di Medicina.

Infatti, quello della formazione medica pre e post lauream rappresenta l’unico ambito in cui il diritto allo studio dello studente deve trovare un punto di equilibrio con la tutela del diritto alla salute del cittadino. Un’adeguata professionalizzazione del medico, che è garanzia della tutela della salute del paziente, si fonda su un percorso formativo caratterizzato da un elevato rapporto docente/studente e sulla disponibilità di una adeguata casistica clinica, reperibile all’interno delle strutture assistenziali. E tale casista non è illimitata, per quanto presenti potenzialità di ampliamento attraverso la reale implementazione di reti formative integrate tra università, ospedale e territorio. Il sistema dell’accesso programmato garantisce tali condizioni e deve essere pertanto salvaguardato, ma può essere migliorato, ovvero essere reso più meritocratico ed equo, attraverso l’adozione di una graduatoria unica nazionale.

Vi è poi un ulteriore aspetto di sistema, relativo alla programmazione quali-quantitativa delle professionalità mediche da formare e da inserire nel servizio sanitario nazionale: il fenomeno della Pletora Medica, registratosi nel nostro Paese in area ante accesso programmato, ha dimostrato che quei medici i quali, a fronte dei sacrifici compiuti per sostenere l’impegnativo percorso formativo-professionalizzante di medicina, non trovano gratificazioni professionali ed esistenziali, non sono in condizioni di esprimere al meglio le loro potenzialità.

In tale direzione il MIUR ha già operato, adottando dal corrente anno accademico graduatorie uniche su base macroregionale per l’accesso alle Facoltà di medicina ed è sul tavolo una proposta similare per l’accesso alle scuole di specializzazione mediche. Ma non basta. In verità, l’optimum a cui aspirare sarebbe l’adozione di una graduatoria unica nazionale a fronte della quale si correla la necessità di prevedere un potenziamento degli strumenti a sostegno del diritto allo studio, con particolare riferimento a chi si troverà ad affrontare gli studi fuori dalla sede di residenza.

Sarebbe utile avviare una riflessione in merito al sistema francese per l’accesso alle facoltà mediche che rappresenta l’esperienza che più di tutte salvaguarda il diritto allo studio, ammettendo indistintamente al primo anno di corso tutti i richiedenti, ed al contempo la tutela della salute, laddove i più meritevoli sono ammessi agli anni successivi al primo in funzione del numero programmato.

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