Posizione dei Giovani Medici (SIGM) in merito alla valorizzazione del ruolo del corsista di medicina generale.

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Pur non essendo stata recepita l’agognata adozione di un contratto di formazione, richiesta dal SIGM al fine di conferire pari dignità ai corsisti rispetto ai colleghi specializzandi universitari, con tale emendamento sono state poste le basi per definire in sede di prossima stipula del Patto della Salute le attività assistenziali formativo-professionalizzanti remunerate, che i corsisti potranno svolgere all’interno dei servizi delle aziende sanitarie e della medicina convenzionata.

A seguito della manifestazione, inoltre, il Ministro della Salute pro tempore, Prof. Renato Balduzzi, istituiva un Tavolo di Lavoro incaricato di tradurre il citato emendamento in un articolato da calare nel Patto della Salute. In questa sede venivano autorevolmente smentite le tesi di alcune sigle sindacali che intendevano sminuire la portata dell’emendamento approvato grazie all’opera di sensibilizzazione dei Giovani Medici (SIGM).

La proposta di valorizzazione del corsista di medicina generale, peraltro, è divenuta parte di tutte le iniziative condotte dal SIGM, al pari di ogni altra criticità:

È in questo contesto che prende forma e si afferma la proposta di istituzione di una Scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie, peraltro presente in varie forme in tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea, ad eccezione di Italia e Lussemburgo.

Ed è su queste basi che deve essere introdotta l’iniziativa in sede legislativa di alcuni Senatori che hanno presentato un emendamento al Decreto Legge di Stabilità, che avrebbe posto le basi per evolvere il corso di formazione specifica di medicina generale in scuola di specializzazione, garantendo al contempo ai giovani medici in formazione la titolarità di un contratto di formazione ed i connessi riconoscimenti giuridici, economici, nonché le tutele minime. Tale proposta, peraltro, per quanto perfettibile a mezzo di successivi provvedimenti integrativi, ha trovato in linea di principio un’ampia convergenza, e, nonostante sia stata resa inammissibile per ragioni di copertura economica, ha avuto il grande merito di riportare al centro della discussione il tema della valorizzazione del ruolo del giovane medico in formazione specifica di medicina generale.

Orbene, registriamo da qualche tempo a questa parte una presa di posizione avversa all’ipotesi di istituzione di una Scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie, accompagnata da un atteggiamento di ipercriticità nei confronti delle ipotesi di lavoro avanzate. Non si può non rilevare come troppo spesso non si perda occasione per dissipare le energie nel criticare e nel cercare di demolire qualsiasi forma di proposta innovativa a favore dell’evoluzione dello status del corsista di medicina generale e del relativo sistema formativo, nei fatti favorendo l’attuale inerzia ed immobilismo rispetto allo status quo.

Con la presente, il SIGM intende fare chiarezza in merito alla propria posizione favorevole all’ipotesi di evoluzione del corso triennale in scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie:

1)    Il titolo di specialista di medicina generale e cure primarie dovrà certificare l’acquisizione di una formazione specifica in medicina generale. L’accesso al ruolo di medico di medicina generale ed a tutti i ruoli dell’assistenza primaria e della continuità assistenziale dovrà continuare a prevedere come requisito esclusivo l’acquisizione di una formazione specifica in medicina generale (titolo di specialista di medicina generale e cure primarie o diploma di formazione specifica in medicina generale);

2)    L’istituzione di una specifica scuola di specializzazione di medicina generale e cure primarie rappresenta l’unica via per garantire l’adozione di un core curriculum sul territorio nazionale e per elevare le performance formative dell’attuale corso regionale, equiparando l’Italia agli standard dell’Unione Europea;

3)    L’istituzione della scuola di specializzazione permetterebbe di evolvere lo status del formando da borsista a titolare di un contratto di formazione specialistica, potendo quindi godere dei connessi diritti;

4)    Se, da una parte, la scuola di specializzazione andrebbe per definizione incardinata in seno alle Università, ponendo di fatto le basi per la definizione di un settore scientifico disciplinare autonomo di Medicina Generale e Cure Primarie, e quindi favorendo l’accesso ai ruoli universitari anche per i medici di medicina generale, dall’altra, andrebbero istituiti a livello regionale dei Dipartimenti integrati di Medicina Generale e Cure primarie all’interno dei quali i formandi dovrebbero svolgere l’attività formativo-professionalizzante, dando rilevanza e preminenza, quindi, al contributo della medicina del territorio e dei medici di medicina generale tutor nella rete formativa della scuola di specializzazione.

5)    La copertura finanziaria potrebbe derivare sia da una razionalizzazione dell’attuale ipertrofica offerta formative delle scuole di specializzazione, sia dalla valorizzazione delle risorse in atto impiegate per l’organizzazione dei corsi regionali; inoltre, a fronte dell’innalzamento degli standard formativi, sarebbe più efficace sostenere la richiesta di finanziamenti per tale capitolo, non solo a livello centrale e regionale a gravare sul Fondo Sanitario Nazionale, bensì anche a gravare sui finanziamenti strutturali comunitari.

I Giovani Medici (SIGM) ritengono che sia venuto il momento di uscire dall’italico provincialismo e dalle logiche di comparto e di contrapposizione tra le parti, per mettere a sistema le competenze che insistono tanto nelle Università, quanto nell’ospedalità e nel territorio, nell’ottica di una spendibilità del medico generalista e specialista nel contesto dell’Unione Europea, come peraltro dettato dalle recenti Direttive Comunitarie sulla qualificazione dei professionisti e sulla mobilità transfrontaliera. In assenza di tali iniziative innovative, i giovani medici di medicina generale Italiani, a fronte del cambio di paradigma avviato dalla Direttiva 2013/55/EU che, intervenendo ad aggiornare la Direttiva 2005/36/EC ed il Regolamento EU No 1024/2012, riconfigura il sistema del reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali, ponendo al centro non più il possesso del titolo ma la documentazione degli skills e delle competenze acquisite, non soltanto rischiano di essere limitati nella mobilità transfrontaliera, ma anche di trovarsi a competere all’interno del nostro Paese con colleghi di altra nazionalità, meglio addestrati e preparati ad approcciare gli assistiti nel territorio.

Anche per tali ragioni, oltre che per elevare gli standard qualitativi della formazione specifica di medicina generale, il SIGM si impegnerà anche al fine di rendere più trasparenti e meritocratiche le attuali modalità di progressione di carriera all’interno del regime di convenzionamento col SSN.

Il Dipartimento di Medicina Generale del SIGM (SIMeG)

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