Riprende l’iter del DPCM “salva precari”. Si intravede la luce per i medici precari titolari di contratto tipico, ma non basta!

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Riprendono a sperare le migliaia di precari della sanità in attesa, ormai da anni, dell’emanazione del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM) “Salva precari”, il cui iter di definizione, interrottosi alcuni mesi addietro a causa di alcuni rilievi mossi dal Ministero dell’Economia e Finanze, riprende approdando in Conferenza Stato-Regioni. Come è noto, la bozza del  D.P.C.M. prevede di disciplinare:

– le procedure di reclutamento speciale transitorie, destinate al personale in possesso di contratto di lavoro a tempo determinato, in misura non superiore al 50 per cento delle risorse finanziarie disponibili per assunzioni a tempo indeterminato;

– la proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato in essere;

– la possibilità di partecipare alle procedure in questione per il personale dedicato alla ricerca in sanità e per il personale medico in servizio presso il pronto soccorso delle aziende sanitarie locali, con almeno 5 anni di prestazione continuativa, ancorché non in possesso della specializzazione.

L’emanazione del citato DPCM non rappresenterebbe, purtroppo, una soluzione a tutte le criticità, non ricomprendendo interventi né per i medici titolari di contratti atipici né per i medici con rapporto libero-professionale, ma sarebbe di certo un passo avanti. Il precariato in Sanità, oggi, è vissuto come un’emergenza permanente da parte delle giovani generazioni di medici, sulle cui spalle si scarica tutto il peso delle poco lungimiranti politiche professionali assunte nei passati decenni, incapaci di cogliere l’importanza di prevedere gli scenari di salute futuri, e quindi i corretti fabbisogni di professionalità sanitarie, nell’ottica di un inevitabile approccio multi-professionale e ridefinizione delle competenze professionali.

Trovarsi però, oggi, nella condizione di dover fare distinzioni tra precariato tipico ed atipico, non giova al sistema, prima ancora che ai singoli professionisti, nella misura in cui tutti questi professionisti contribuiscono parimenti a reggere il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Non a caso l’Europa definisce atipico ogni precario della sanità, a prescindere dalla natura del rapporto di lavoro! Il precariato nel SSN rappresenta un’emergenza da affrontare in sede legislativa al fine di dare ai medici stabilità e certezze. Per questo, parallelamente all’adozione del DPCM “Salva precari” occorre riconfigurare il prima possibile l’assetto del SSN e dei singoli Servizi Sanitari Regionali in funzione dei nuovi bisogni di salute, presupposto necessario per avviare lo sblocco del turnover in Sanità.

I Giovani Medici (S.I.G.M.), come ribadito già in passato nelle sedi istituzionali, ritengono che la discussione vada ampliata negli orizzonti, interrogando la Professione Medica in tutte le sue componenti, sindacali e non, sulle capacità produttive inespresse del sistema salute in termini di soddisfacimento del bisogno di salute. Il superamento del blocco del turn-over, infatti, non può dipendere esclusivamente dalla esigenza di risolvere una questione di carattere occupazionale, seppur urgente e particolarmente grave per le giovani generazioni di medici, ma è indispensabile soprattutto nell’ottica di garantire un reale upgrade di competenze ed una visione di sistema che permettano di affermare nel nostro SSN concetti quali sostenibilità, competitività, produttività. Tutti elementi essenziali, assieme ad un  approccio di pianificazione e programmazione, per rimuovere sprechi, inappropriatezza ed inefficienza, in modo da liberare risorse da poter investire in maniera virtuosa, a cominciare dal capitolo delle risorse umane in sanità.

La ripresa dell’iter di definizione del DPCM “Salva precari” rappresenta un segnale positivo da parte del Governo nei confronti di chi vive l‘aspettativa della stabilizzazione, ma si spera che possa essere anche da stimolo per quelle Regioni che ancora tardano a provvedere alla riorganizzazione del rispettivo SSR e che, ad oggi, non sono pertanto in grado di garantire né una chiarezza amministrativa in tema di definizione delle piante organiche e quindi di programmazione dei fabbisogno di medici generalisti e specialisti né, conseguentemente, i Livelli Essenziali di Assistenza.

S.I.M.Spec. – Dipartimento Specialisti del SIGM

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