Studenti e neolaureati delle Facoltà di Medicina e Chirurgia degli Atenei romani ospiti dell’Onorevole Paola Binetti, si sono confrontati alla Camera dei Deputati sulle criticità inerenti il postlaurea in Medicina.

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Care Colleghe e cari Colleghi,

in data 24/10/2017 studenti e neolaureati delle Facoltà di Medicina e Chirurgia degli Atenei romani, ospiti dell’Onorevole Paola Binetti, si sono confrontati sulle criticità inerenti il post laurea in Medicina durante una giornata di riflessione organizzata dalla Camera dei Deputati.

VIDEO DELL’EVENTO

Su invito dell’Onorevole si sono aperti temi caldi quali lo squilibrio tra gli accessi al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e i contratti di formazione specialistica messi a bando, le tempistiche inopportune che obbligano i Colleghi neolaureati a perdere un anno prima dell’inserimento in un percorso di formazione postlaurea, la necessità di riformare la formazione in Medicina Generale nel prelaurea e nel postlaurea, le opportunità di un sistema di accreditamento delle Scuole di Specializzazione capace di valutare la qualità della formazione, i limiti e le novità del nuovo impianto concorsuale in SSM2017.

L’Onorevole Binetti ha moderato e introdotto al tema la platea composta da neolaureati e studenti del Campus Biomedico, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, della Sapienza e di Torvergata.

Il dott. Calogero Casà, Medico in Formazione Specialistica in Radioterapia e membro del consiglio nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Medici, ha poi illustrato come non si possa prescindere da una programmazione quali-quantitativa per definire il futuro della formazione in Medicina. Tale programmazione, dovendo essere orientata dai flussi e dagli andamenti epidemiologici, deve condurre alla laurea un numero di studenti pari a quanti potranno essere poi effettivamente assorbiti dal post-laurea indi dal mercato del lavoro italiano. Ma la programmazione non è soltanto un fatto numerico: le strutture formative devono essere qualificate e valutate annualmente attraverso strumenti specifici e idonei, tra i quali l’accreditamento risulta essere fondamentale e preziosa novità introdotta quest’anno.

In rappresentanza degli studenti delle Università Romane, ha preso la parola Cristina Madaudo, presidente del consiglio studentesco presso l’Università Campus Biomedico di Roma, studentessa al sesto anno di Medicina e Chirurgia che ha delineato un’immagine di come gli studenti stessi vorrebbero il percorso di studi di Medicina in Italia. È stata nell’occasione ribadita la necessità di un’adeguata programmazione, in concreto si deve adeguare il numero di studenti iscritti al Corso di Laurea in Medicina con il numero di posti per le Scuole di Specializzazione; gli studenti devono essere informati per tempo sulle regole e sulle tempistiche relative al concorso di specializzazione così da poter pianificare al meglio il loro futuro; non solo programmazione quantitativa ma anche qualitativa: è cruciale che ad ogni studente di Medicina sia garantito, in caso di accesso alla scuola di specializzazione, un percorso formativo adeguato. La studentessa ha inoltre richiamato l’attenzione su una delle più gravi criticità del percorso formativo che è quella dell’abilitazione post laurea. Attualmente, dopo i 6 anni di una globale formazione teorico-pratica universitaria in medicina e chirurgia, è necessario un ulteriore tirocinio di valutazione di tre mesi per poter sostenere l’esame di abilitazione, senza il quale non si può esercitare la professione del medico chirurgo. Tutto ciò non solo è inutile ed anacronistico ma, soprattutto, allunga di un anno l’inserimento nel mondo del lavoro. L’idea, condivisa anche con gli altri rappresentanti delle Università romane, è di integrare le 1.500 ore di tirocinio formativo obbligatorio previsto nel percorso universitario così da evitare il tirocinio post laurea. Questa modifica ridurrebbe la dilatazione dei tempi tra il momento della laurea e l’inserimento nella scuola di specializzazione e favorirebbe l’ingresso nel mondo del lavoro a un’età minore, accorciando così il gap che attualmente ci divide dalla media europea.
Hanno infine portato la testimonianza di chi ha vissuto le incertezze e le attese insieme con le aspirazioni e le prospettive del nuovo concorso gli Aspiranti Specializzandi Canio Martinelli e Federica Orlando.

Il Dott. Canio Martinelli, pur ribadendo l’immensa valenza sociale del concorso nazionale,  ha evidenziato le forti criticità delle prime tre edizioni. Queste criticità minano seriamente i principi di meritocrazia, uguaglianza ed equità sui quali è nato il concorso nazionale in sostituzione del concorso locale tre anni fa, con il lauto consenso della maggioranza del mondo medico. Gli eventuali promessi dall’impianto su base nazionale del concorso di accesso non si sono ancora realizzati in pieno a causa di problematiche inerenti sia la modalità che le tempistiche del concorso che, oltretutto, sono cambiate drasticamente anno dopo anno creando confusione e disorientamento nei giovani medici. Il problema cardine, sottolineato più volte nei vari interventi, riguarda il numero dei contratti di specializzazione che sono ancora troppo inferiori rispetto al numero di laureati – soprattutto in previsione dell’arrivo di un aumento del numero di neolaureati nei prossimi anni. Senza specializzazione il giovane medico rimane in un limbo in cui non può né formarsi né lavorare. A oggi risulta cruciale trovare delle soluzioni reali e concrete a queste problematiche conservando le migliorie ottenute come l’accreditamento, la graduatoria nazionale e le macrosedi.

Rifacendosi alla precedente analisi dello stato attuale, la Dottoressa Federica Orlando ha sottolineato quanto sia doveroso da parte del Ministero garantire la pubblicazione in anticipo di un crono-programma chiaro che definisca i tempi di svolgimento del concorso. Partendo dall’assunto che molto spesso questo non si è verificato a causa di modifiche al bando tali da richiedere un cospicuo impegno di risorse della pubblica amministrazione ed i necessari tempi tecnici di realizzazione, sarebbe opportuno che venisse istituita una task force ministeriale incaricata esclusivamente di vigilare sulla corretta strutturazione del concorso di Specializzazione e sulla qualità del percorso formativo. La Dottoressa Federica Orlando ha inoltre portato l’attenzione sulla necessità di sensibilizzare le istituzioni ad ampliare il capitolo di spesa previsto per il finanziamento dei contratti di specializzazione medica, in vista della prossima discussione del DEF che andrà a delineare la distribuzione delle risorse per il prossimo triennio. L’urgenza di aumentare il numero di contratti di specializzazione nasce dalla divergenza attualmente esistente tra il numero di studenti che accedono ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia ed il numero nettamente inferiore di contratti di Specializzazione. Questo crea un imbuto formativo che esclude molti giovani medici, su cui lo Stato ha investito, dal completare la propria formazione specialistica, creando un fenomeno di lavoro mal remunerato in cui professionisti abilitati vengono assorbiti da strutture al fine di sopperire alle carenze di organico.

Ad affrontare la tematica della formazione orientata al Territorio è intervenuto il dott. Fabio Pignatti, specialista in Medicina di Comunità e Cure Primarie. Il Dott. Pignatti ha raccontato l’esperienza legata a questa tipologia di Scuola di Specializzazione (presente in poche scuole ma depositaria di una storia culturale ventennale) e come questa possa poi diventare un modello di riferimento per la futura Scuola di Specializzazione in Medicina Generale. La scuola di Medicina di Comunità e Cure Primarie forma i suoi specialisti utilizzando metodi e strumenti dell’OMS e Wonca Europe, specialisti in grado di svolgere sia attività clinica assistenziale che gestionale (Clinical Governance ed organizzazione dei servizi di base) per la presa in carico del paziente cronico.

Da questo incontro emerge la forte necessità di creare una connessione stabile tra il mondo degli studenti di medicina e i giovani medici con le istituzioni in modo da costruire insieme un progetto realmente finalizzato allo sviluppo di un sistema di formazione e accesso al mondo del lavoro che da una parte qualifichi la professione medica e dall’altro migliori l’efficienza del servizio sanitario nazionale. In questo contesto, quindi, occasioni di dialogo e tavoli di lavoro sono non solo auspicabili ma indispensabili per poter rispondere adeguatamente alle esigenze quali-quantitative della formazione postlaurea in ambito medico. Tra le scadenze imminenti, ricordiamo il finanziamento dei contratti di formazione specialistica dei prossimi anni, il cui iter parlamentare di approvazione è già iniziato.

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