Burnout operatori sanitari: dati tutt’altro che incorragianti emergono dall’indagine COPE promossa dall’Università Cattolica di Milano

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Numeri non confortanti emergono dall’ indagine COPE promossa dal Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Un questionario  diretto a 1150 operatori sanitari – tra infermieri, medici e altri professionisti in cui si investigavano i sintomi psico-fisici (irritabilità, difficoltà ad addormentarsi la notte, tensioni muscolari…), i loro livelli di burnout (una misura dello stress lavorativo associata anche a minor resa sul lavoro, affaticamento fisico e mentale, cattiva salute) e il loro orientamento all’engagement di pazienti e familiari.

Ciò che emerge è che:

  • il 70% dei rispondenti ha dichiarato di essere sentito più irritabile del normale,
  • il 65% di avere avuto maggiori difficoltà ad addormentarsi,
  • poco meno del 50% di aver sofferto di incubi notturni,
  • il 45% di aver avuto crisi di pianto e il 35% palpitazioni”. Ed ancora
  • 30% degli operatori mostrano segni di alto esaurimento emotivo (la sensazione di essere emotivamente svuotati, logorati ed esausti)
  • 25% degli operatori moderati livelli di depersonalizzazione (ovvero, la tendenza ad essere cinici, trattare gli altri in maniera impersonale o come “oggetti”, sentirsi indifferenti rispetto ai pazienti e ai loro familiari).

Questi dati sembrano in linea con le fotografia oltralpe. Una ricerca condotta dal BMA Inglese ha condotto una indagine su 6000 medici, dimostrando come circa il 50% si senta personalmente abbandonato dal Governo Britannico in questa particolare congiuntura sanitaria.

Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi“, scriveva Brecht nella sua “Vita di Galileo” nella quale l’eroe è un personaggio moderno che con abnegazione e coraggio si sacrifica per un ideale.

Nel 2020 noi tutti siamo stati chiamati a “fronteggiare una tempesta” silenziosa, fredda, che ha richiesto la più costosa delle pene: fermare tutto a tempo indeterminato. Tuttavia sembra che mettere in campo le proprie competenze e risorse professionali, psicologiche ed emotive, non sia esente da un prezzo alto ad pagare per gli operatori sanitari.

A fronte di 154 decessi fra i colleghi impegnati a combattere l’emergenza COVID-19, il Dipartimento Specialisti e Liberi Professionisti chiede al Governo una riflessione profonda con presa in carico di quest’altra emergenza invisibile che investe gli operatori sanitari. “Le ripercussioni psico emotive non devono essere  considerate effetti collaterali inevitabili di chi presta servizio in questa pandemia  con già sovraumano sforzo.”

 Il Dipartimento Specialisti e Liberi Professionisti

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