Specializzazione in Medicina Generale: l’emendamento 19.18

Gentile Direttore,

l’emendamento 19.18, a firma dei Senatori Castellone, Granato, Angrisani, De Lucia, Russo, Vanin, Laniece, Verducci, presentato in rappresentanza dei gruppi Parlamentari di maggioranza in seno al DL Semplificazione, mira ad istituire un percorso di formazione specialistica anche per la medicina generale, che si affiancherebbe ai corsi triennali di formazione specifica di medicina generale erogati dalle Regioni. Il nuovo percorso formativo-professionalizzante, oltre ad essere caratterizzato da un ordinamento didattico omogeneo e standardizzato su base nazionale, peraltro in sintonia coi principi della Primary Health Care (PHC) della World Health Organization (WHO), consentirebbe di allineare l’Italia al resto d’Europa; infatti, il nostro Paese è l’unico a non prevedere una formazione specialistica per poter svolgere il ruolo di medico di famiglia.

L’emendamento prevede che il corso di specializzazione in Medicina delle Comunità e Cure Primarie (SSMCCP), della durata di 4 anni e già attivo in diverse sedi universitarie, venga riordinato in Scuola di specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie (SSMGCCP), nonché sia riconosciuto quale formazione specifica di medicina generale (FSMG), consentendo ai futuri diplomati specialisti di poter esercitare anche la professione di medico di medicina generale (MMG).

Tali scuole di specializzazione, che documentano un percorso formativo qualificante, ben strutturato ed articolato in reti formative accreditate integrate tra università, territorio (con in prima linea i medicina di medicina generale) ed ospedale, sono già oggi in possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa europea, ma il titolo da esse rilasciato ai medici che le frequentano non consente loro, inspiegabilmente, di esercitare la Medicina Generale.

La SSMCCP offre un titolo universitario che forma medici specialisti nelle Cure Primarie/Assistenza Sanitaria Primaria (DIM 4 febbraio 2015, n.68) e gli specializzandi acquisiscono le competenze previste frequentando gli ambulatori territoriali dei MMG e dei pediatri di libera scelta, nonché i centri di cure primarie, gli Hospice, gli Ospedali di comunità (laddove esistenti), ecc.

Lo specialista acquisisce anche specifiche competenze in tema di promozione della salute e prevenzione, e viene addestrato a un approccio comunitario alle malattie (acute e croniche) e di presa in carico globale in tutte le fasi della malattia, comprese le fasi terminali. Non a caso, una specifica previsione di legge ricomprende la scuola di specializzazione in Medicina di comunità e delle cure primarie tra le scuole equipollenti alla disciplina di Cure palliative. E, coerentemente, il Ministero della Salute ha incrementato la dotazione dei contratti di formazione specialistica da destinare su base nazionale a tale percorso formativo.

In sintesi, il fine della specializzazione in MGCCP è quello di formare degli specialisti del territorio pronti per affrontare le sfide del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), dai mutati scenari di salute, al maggior impatto delle cronicità, dalla appropriatezza delle cure, alle incombenze poste dalla corrente pandemia, che richiedono risposte organizzate ed integrate a livello di comunità.

E’ bene sottolineare, altresì, che l’emendamento a firma Castellone ed al. si prefigge di identificare la SSMCCP quale unico percorso di formazione specialistica equiparato alla formazione specifica di medicina generale, poiché in possesso dei requisiti minimi previsti dalla Direttiva 2005/36/CE (Art. 28, comma 3). Conseguentemente, non vi potranno essere delle equipollenze con altre discipline specialistiche, ma l’accesso al ruolo di MMG sarà garantito esclusivamente a quanti in possesso di un diploma regionale di FSMG, nonché ai nuovi specialisti in MGCCP.

Inoltre, l’estensione delle finalità dell’emendamento anche al centinaio di medici già in possesso del diploma di formazione specialistica in MGCCP e MCCP non configura in alcun modo una sanatoria, in quanto si tratta di medici che hanno già partecipato ad un concorso a graduatoria nazionale, risultando vincitori, e che posseggono un diploma di specializzazione che conferisce loro un indiscutibile bagaglio culturale e formativo ai fini dell’esercizio della medicina generale.

E vi sono altri aspetti qualificanti siffatta iniziativa Parlamentare: si favorirebbe una piena osmosi culturale tra ospedale e territorio e si creerebbero i presupposti per svolgere attività di ricerca nell’ambito di medicina generale e cure primarie, aprendo la strada alla creazione di ruoli universitari (ricercatori e professori), nonchè di insegnamenti specifici nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e nei corsi post-lauream. Inoltre, questo percorso consentirebbe ai futuri specialisti in Medicina Generale di accedere alla direzione delle unità operative di cure primarie, coniugando il ruolo assistenziale a quello organizzativo. Non sfuggono, in ultimo, le ricadute positive connesse alla titolarità di un contratto di formazione specialistica, e delle relative tutele, per i giovani medici che intraprenderanno questo percorso formativo.

In conclusione, non si può fare a meno di appoggiare con forza questa proposta innovatrice, confidando che la Politica non ceda, ancora una volta, alle resistenze di quanti si oppongono ad una necessaria evoluzione della medicina generale nel nostro Paese per favorire il permanere dello status quo.

Fabio Pignatti
Dirigente Medico Organ. Servizi San. di Base
Responsabile nazionale Cure Primarie AIM

Giorgio Sessa
Medico di Medicina Generale
Membro e sostenitore Campagna “2018 Primary Health Care: Now or Never”

Annalisa Napoli
Medico di Medicina Generale e Continuità Assistenziale – Segretario Nazionale SIGM

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