STABILITA’ 2016. BASTA PRENDERE IN GIRO I CORSISTI DI MEDICINA GENERALE: PERSA OCCASIONE STORICA PER VALORIZZARE LA CONDIZIONE DEI CORSISTI! DAL MONDO SINDACALE LUOGHI COMUNI E OSTRUZIONISMO. FACCIAMO CHIAREZZA.

Il Dipartimento di Medicina Generale (SIMeG) del SIGM esprime sdegno e profonda amarezza per la mancata finalizzazione degli emendamenti presentati alla Camera a favore dell’evoluzione dell’accesso della formazione specifica in medicina generale e della condizione economica dei corsisti.

Riteniamo opportuno ringraziare tutti gli Onorevoli firmatari che hanno sostenuto le richieste avanzate dalla nostra Associazione. Un ringraziamento particolare all’On. Filippo Crimì, giovane medico, che fino all’ultimo ha riconosciuto la bontà delle nostre proposte sostenendole con coraggio e determinazione, nonostante il ripensamento all’ultimo momento del Governo e della maggioranza.

Veniamo innanzitutto a presentare di seguito il contenuto delle proposte emendamentarie.

Tre emendamenti, già presentati al Senato (Sen. Scavone e altri), sono stati ripresentati alla Camera (On. Crimì e altri).

1) Trasferimento della copertura assicurativa dei corsisti in formazione specifica in medicina generale, a oggi corrisposta da ogni singolo corsista, a carico delle aziende sanitarie o delle Regioni dove il medico in formazione svolge l’attività formativa. Presentato al Senato (Sen. Scavone e altri) e alla Camera (On. Crimì e altri).

2) Istituzione di un Osservatorio Nazionale e Osservatori Regionali per il monitoraggio della qualità della formazione specifica in medicina generale. Si segnala come fosse prevista una rappresentanza dei corsisti all’interno degli Osservatori, tanto regionali quanto di quello nazionale, eletta tra i corsisti. Presentato al Senato (Sen. Scavone ed altri)

3) Modifica della norma sulle incompatibilità, così come da tempo chiesto dalla nostra Associazione, che prevedeva che il corsista potesse svolgere le attività lavorative compatibili di guardia medica notturna e festiva e della guardia medica turistica con precedenza di chiamata nei confronti dei medici non in possesso di attestato di formazione specifica in medicina generale. Ciò avrebbe permesso di avvicinarsi a quanto stabilito dalla normativa europea (Direttiva 2005/36/CE, Art. 29) che limita l’esercizio della medicina generale ai solo possessori di titolo attestante una formazione specifica in medicina generale, con possibilità di deroga al più limitata ai medici in formazione specifica in medicina generale. Tale iniziativa, avrebbe permesso ai corsisti di avere priorità di accesso ad un ruolo di pertinenza della medicina generale, avendo al contempo la possibilità di trovare una fonte importante di reddito aggiuntiva. Il provvedimento non prevedeva alcun onere per le casse dello Stato e la probabilità che fosse accolto erano molto alte. Presentato al Senato (Sen. Scavone e altri) e alla Camera (On. Crimì e altri).

Invano, oltre un mese fa, l’appello dell’Associazione Italiana Giovani Medici al mondo sindacale affinché le proposte avanzate in Senato venissero ripresentate e sostenute alla Camera.

Le iniziative emendamentarie sopra citate sono state comunque ripresentate alla Camera grazie alla spinta del SIGM. Inoltre sono stati presentati due ulteriori proposte emendamentali (On Crimì e altri).

1) Istituzione di una graduatoria nazionale e di un concorso unificato da svolgere in un’unica data sia per l’accesso ai corsi di medicina generale sia per l’accesso alle scuole di specializzazione. Tale soluzione avrebbe consentito di risolvere il problema dei ricorsi, venutosi a creare in conseguenza dell’esistenza delle attuali graduatorie regionali, che negli ultimi anni ha portato la Giustizia Amministrativa ad ammettere corsisti in soprannumero, con innumerevoli disagi in molti corsi sovraffollati, mettendo in evidenza la necessità di una revisione del sistema di accesso ai corsi di formazione triennale di formazione in medicina generale. Si sarebbe inoltre posto rimedio al problema dell’abbandono delle borse di formazione specifica in medicina generale conseguite in attesa di sostenere il concorso per l’accesso alle specializzazioni mediche, o viceversa. Ad oggi entrambi i problemi rimangono irrisolti.

2) Adozione di un contratto di formazione specifica per i corsisti di medicina generale, con l’equiparazione dei compensi (dagli attuali 11.603€ annui a 25.000€ annui) a quelli destinati agli specializzandi. La richiesta di adozione di un contratto di formazione è da sempre una delle richieste del SIGM, già presentata in occasione della Manifestazione del 15 Maggio 2012, evento, ci teniamo a ricordare, a seguito del quale i manifestanti ottennero l’introduzione delle attività professionalizzanti all’interno del Decreto Balduzzi. Tra i grandi assenti di quella manifestazione ci fu proprio chi oggi si esprime criticamente al cambiamento, come allora si espresse criticamente sull’introduzione delle attività professionalizzanti.

A seguito della presentazione degli emendamenti alla Camera, abbiamo registrato, nonostante l’ apprezzamento da parte del Settore Formazione e Prospettive dello SMI, a un’intensa azione mediatica, condotta da una parte del mondo sindacale, contro l’adozione di una graduatoria nazionale e denigratoria nei confronti delle sigle sostenitrici dell’emendamento, tra cui la scrivente Associazione, accusate addirittura di essere vicine ai baronati universitari.

Riteniamo doveroso fare chiarezza per dovere di informazione nei confronti dei colleghi che sono stati letteralmente bombardati da messaggi fuorvianti.

La nostra Associazione ha già risposto ad alcune obiezioni avanzate in una prima lettera indirizzata agli Onorevoli firmatari degli emendamenti, in cui venivano ipotizzate criticità di programmazione, formazione e accessibilità del corso (intesa come sostenibilità economica), in merito all’adozione di selezione mediante graduatoria nazionale. Ricordiamo, ancora una volta, che l’attuale metodo di selezione per l’accesso ai corsi di formazione specifica in medicina generale necessita di essere rivisto, dopo il pronunciamento da parte della Giustizia Amministrativa.

In ulteriori comunicati si è lasciato intendere che l’adozione di una selezione a graduatoria nazionale fosse finalizzata, anziché a risolvere i problemi dell’attuale metodo di selezione sopra esposti, al tentativo del mondo universitario di mettere le mani sulla formazione specifica in medicina generale. Difficile comprendere il nesso tra l’adozione di una graduatoria nazionale e l’affidamento dei corsi alle Università, dal momento che una cosa è un meccanismo di selezione ed altra è modificare l’incardinamento dei corsi (nessun emendamento prevedeva modifiche in tal senso). A meno che non si tema il confronto tra formazione specialistica e formazione specifica in medicina generale, nell’ipotesi che anche solo una semplice vicinanza nel metodo di selezione possa generare forze volte al cambiamento dello status quo.

Viene rispolverato, inoltre, il vecchio luogo comune del timore per la presunta apertura a equipollenze con altre specializzazioni mediche. Fermo restando che appare parimenti difficile trovare il nesso tra il tema delle equipollenze e l’adozione di una graduatoria nazionale, è verosimile che si faccia riferimento a un eventuale riconoscimento della formazione specifica in medicina generale quale disciplina accademica, con l’apertura all’accesso al convenzionamento di medicina generale anche agli specialisti. A tal fine, ricordiamo ai colleghi che è la normativa europea che impedisce a chi non possiede una formazione specifica in medicina generale di esercitare la professione di medico di medicina generale (Art. 29, Direttiva 2005/36/CE). La normativa europea prevede al più il riconoscimento di percorsi complementari (Art. 28, Direttiva 2005/36/CE) per il rilascio degli attestati di formazione specifica in medicina generale, purché sussistano condizioni molto stringenti. Va infine detto che il recepimento di tale possibilità, ad oggi non prevista dal nostro ordinamento nazionale, è indipendente dal fatto che la formazione specifica in medicina generale sia o meno universitaria. Fare leva sul timore delle equipollenze ci appare una strumentalizzazione demagogica e scorretta nei confronti dei colleghi che, in tal modo, vengono sostanzialmente fuorviati al fine di orientare le loro scelte in modo arbitrario e strumentale.

Altre critiche, inoltre, sono state mosse con riferimento alla necessità di vincolare la formazione specifica in medicina generale alla territorialità. Come già ricordato in un precedente comunicato, ci teniamo a ribadire che l’attuale corso triennale di formazione specifica in medicina generale è stato istituito dal D.lgs 368/1999 in recepimento della Direttiva Europea 93/16/CEE “Intesa ad agevolare la libera circolazione dei medici e il reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli”. Il corso pertanto, come suggerisce il titolo della Direttiva Europea 93/16/CEE, ha tra i suoi obiettivi proprio quello di fissare i criteri affinché i futuri medici di medicina generale acquisiscano una formazione che permetta loro di spendere il titolo conseguito su tutto il territorio europeo (non solo nazionale). Affermare che la formazione specifica in medicina generale italiana perda valore, se conseguita fuori dal territorio dove si andrà a esercitare la professione di medico di medicina generale, equivale ad essere un grave atto di autoaccusa, ovvero un’ammissione indiretta nei confronti dell’attuale non soddisfacente qualità della formazione specifica in medicina generale italiana. Se poi in tal modo si vuole affermare che il corso si riduca troppo spesso a fornire, anziché una conoscenza globale in tema di medicina generale, solo una conoscenza dei percorsi territoriali e della burocrazia di cui la medicina generale è ormai pervasa, questo ci appare solo la riconferma di un urgente bisogno di riqualificazione e ripensamento dell’attuale impianto della formazione specifica in medicina generale italiana.

Crediamo, quindi, che sia stato semplicemente vanificata un’importante occasione per risolvere i problemi (che a oggi, sottolineiamo, non trovano ancora soluzione) posti dall’attuale metodo di selezione per l’accesso ai corsi di formazione specifica in medicina generale e, al contempo, per sostenere con forza degli emendamenti migliorativi della condizione dei corsisti che avrebbero potuti essere approvati se tutte le forze in campo si fossero coalizzate per il bene dei corsisti.

Da segnalare peraltro come, nella sua ultima formulazione, l’emendamento Crimì ed altri per la modifica dell’accesso ai corsi di formazione specifica in medicina generale era stato integrato con i contenuti dell’emendamento sulla modifica delle norme sull’incompatibilità, la qualcosa avrebbe permesso ai corsisti di avere priorità nel conferimento degli incarichi di sostituzione di continuità assistenziale e di guardia medica turistica, dopo i medici in possesso di formazione specifica in medicina generale.

Tale iniziativa avrebbe consentito ai corsisti, in gran parte del territorio nazionale, di accedere ai contratti di sostituzione di continuità assistenziale, di fatto trovando una valida fonte di integrazione del reddito, compatibile con il corso. Alla luce di ciò si fa davvero fatica a comprendere le esultanze di chi gioisce per la mancata finalizzazione di un emendamento che avrebbe finalmente risollevato le condizioni economiche della quasi totalità dei corsisti.

Significativo, poi, come nessuna forza in campo si sia mossa per chiedere emendamenti migliorativi in tema di formazione specifica in medicina generale e della condizione dei corsisti, limitandosi al più a dichiarazioni vaghe e tardive. Non ci risultano che altre associazioni o sindacati rivendichino il sostegno di alcun specifico emendamento. Né regge la teoria che l’Associazione Italiana Giovani Medici sia l’unica forza associativa ad avere la forza di avanzare proposte accolte della politica. Se proposte non ci sono state, evidentemente, è mancata la volontà, la capacità o l’interesse per avanzarle. Raccogliere il malessere dei corsisti, ascoltarlo, esitare delle risposte e sostenerle concretamente vuol dire agire per trovare delle soluzioni. Raccogliere il malessere dei corsisti, ascoltarlo e non agire concretamente vuol dire agire per neutralizzarlo. A poco servono i comunicati, a sostegno delle stesse iniziative emendamentarie proposte dalla nostra Associazione, comparsi a discussioni ormai terminate.

Ci teniamo, ancora, a rigettare con forza l’accusa di agire mossi da interessi legati a ipotetici baronati universitari, accusa che ci appare, oltre che offensiva, infondata e indice della debolezza delle argomentazioni messe in campo dai nostri oppositori.

L’accusa, mossa con chiaro riferimento anche alla nostra Associazione (che è stata tra i principali promotori della attuazione anche in Italia di un concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione mediche che ha annullato la storica discrezionalità che pervadeva l’accesso alle specializzazioni, togliendo poteri proprio a quei baronati di cui adesso veniamo accusati di essere complici), ci induce a sottolineare di riflesso i conflitti di interesse che, a nostro avviso, sono presenti tra l’attuale organizzazione dei corsi di formazione specifica in medicina generale e il mondo sindacale.

Il corso rappresenta, infatti, per il mondo sindacale un importante serbatoio di iscritti e consenso. I corsisti vengono invitati all’iscrizione al sindacato fin da subito, attraverso l’offerta di polizze assicurative a costi estremamente vantaggiosi a cui è possibile accedere solo dopo l’iscrizione al sindacato. I corsisti, infatti, a differenza dei medici specializzandi, sostengono con oneri a proprio carico la necessaria copertura assicurativa per la frequenza del corso. Le campagne per pubblicizzare tali polizze mettono poco in risalto, a nostro avviso, il valore politico racchiuso nella sottoscrizione di una delega sindacale.

Da qualche tempo, inoltre, tra i servizi offerti da alcuni sindacati, sono comprese la stesura di liste di medici corsisti disponibili per sostituzioni, liste che vengono poi inviate ai colleghi medici di medicina generale convenzionati. L’iscrizione a tali liste avviene previa iscrizione al sindacato. Alla luce delle scadenti condizioni economiche dei corsisti e dell’importante numero di iscritti al sindacato tra i Medici di Medicina Generale convenzionati, tale canale preferenziale di accesso alle sostituzioni, tra le poche attività compatibili consentite ai corsisti, si rivela estremamente penalizzante per chi non volesse aderire al sindacato.

E’ noto, infine, che i corsi regionali di formazione specifica in medicina generale subiscono in modo importante l’ingerenza del mondo sindacale, ma in pochi hanno il coraggio di denunciare apertamente tali ingerenze. Questo rischia di avere influenze anche sul modello culturale della medicina generale che viene trasmesso alle nuove generazioni, che rischia fortemente di essere influenzato dal modello culturale del mondo sindacale, anziché essere dotato di un respiro ampio e critico sulla medicina generale e le cure primarie, basato sui modelli proposti dal WONCA e dal WHO.

Riteniamo che dopo più di venti anni dall’avvio dei primi corsi di formazione specifica in medicina generale italiani sia giunta l’ora di cambiare e di un impegno concreto da parte della politica per il miglioramento delle condizioni dei corsisti e della qualità della formazione specifica in medicina generale. Invitiamo quanti vogliano contribuire a un reale cambiamento a unirsi alla nostra Associazione per superare le logiche del passato che hanno confinato la formazione in medicina generale a una condizione di inferiorità rispetto alla formazione degli altri medici in formazione post laurea.

DIPARTIMENTO DI MEDICINA GENERALE (SIMEG)

ASSOCIAZIONE ITALIANA GIOVANI MEDICI (SIGM)

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