Riproposto l’emendamento per modificare lo status della formazione medico specialistica

Care Colleghe e cari Colleghi,

vi informiamo che nella mattinata odierna è stata presentata dal Relatore, per conto del Ministero della Salute, una nuova formulazione di emendamento alla Legge Delega “per il riassetto della normativa sulla sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonchè disposizioni in materia sanitaria” con l’intento di riproporre l’inquadramento degli specializzandi dell’ultimo biennio all’interno delle piante organiche delle Aziende Sanitarie dei vari SSR (leggi il testo).

A seguito della preoccupazione espressa dal nostro Segretariato, in assenza di garanzie necessarie a scongiurare la limitazione delle assunzioni da parte delle Regioni dei giovani specialisti, verrà presentato in contemporanea all’emendamento il seguente Ordine del Giorno da parte del Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, che recepirebbe le nostre richieste (scarica il testo). Inoltre, ci risulta che altri sub-emendamenti siano stati depositati da singoli deputati. Le votazioni dei singoli emendamenti e dell’intero provvedimento avranno inizio nel pomeriggio.

Premesso che, a nostro avviso, la proposta di inserire gli specializzandi all’interno delle Aziende Sanitarie, ponendo le basi per una maggiore autonomia e crescita professionale non è negativa per sua natura (anzi auspicabile purchè ciò avvenga nel contesto di una rete formativa integrata Università-Ospedale-Territorio) tuttavia riteniamo che il sistema formativo pre-post lauream non sia, allo stato attuale, in grado di sopportare un cambiamento di questo tipo e si necessita pertanto di una immediata programmazione di un intervento di più ampio respiroche investa la formazione sin dal corso di Laurea in Medicina e Chirurgia.

Nel merito dei contenuti dell’emendamento, desta preoccupazione il fatto che l’emendamento preveda “l’inserimento dei medici in formazione specialistica nelle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale costituenti la rete formativa”, rimandando a modalità di attuazione, “anche negoziali”, da concordare in sede di Tavolo di concertazione tra i Ministeri (Salute e MIUR) e la Conferenza Stato – Regioni. Sembrerebbe, inoltre, che il predetto inserimento avverrebbe su base volontaria, preservando la possibilità di optare o meno per tale soluzione, fermo restando che a fronte della partecipazione a tutte le attività ordinarie dell’Unità Operativa e di una graduale assunzione di responsabilità, non conseguirebbe riconoscimento integrativo o aggiuntivo alcuno.

Non sfuggono a tutti le ricadute negative di un siffatto provvedimento che consentirebbe alle Regioni di poter disporre in toto dello specializzando degli ultimi due anni di corso, peraltro non escludendo in linea di principio una disparità di impiego da una Regione all’altra. In ultima analisi, al di là di ogni ordine del giorno scarsamente vincolante, si dovrebbe fare riferimento ai successivi Decreti Attuativi per sperare che vengano definite in tal senso le adeguate tutele.

Peraltro, nella nuova formulazione sussiste, anzi si è incrementato, il rischio che le Regioni possano avvalersi dei medici in formazione specialistica degli ultimi anni di corso, ribattezzati “strutturandi”, quali professionalità in formazione, e quindi a basso costo e ad alto tasso di ricambioevitando di mettere a concorso i posti di dirigente medico che andranno progressivamente liberandosi. Per di più, se da una parte è noto che il turnover della dirigenza medica ospedaliera prevede di per sé una contrazione (ogni 5 pensionamenti saranno soltanto due i posti liberatisi messi a concorso), dall’altra è anche vero che in molte Regioni l’implementazione delle varie articolazioni assistenziali del territorio, nelle quali vi saranno invece significativi sbocchi lavorativi, non si è ancora compiuta o non avuto ancora inizio! Inoltre, se dovesse essere riproposto un intervento quale quello prospettato, e poi cassato, in sede di ultima Manovra Finanziaria nel senso di non riconoscere gli anni di studio riscattati ai fini del computo dell’anzianità lavorativa per l’entrata in quiescenza, allora la prevista fuoriuscita di medici dal SSN sarebbe notevolmente ritardata e spostata in avanti nel tempo.

Comprendiamo l’esigenza di razionalizzare ed investire le attuali risorse (infatti gli specializzandi senior sarebbero in carico delle regioni, per finanziare un maggior numero di contratti di formazione) ma anche tale sforzo, laddove non sostenuto da una opportuna programmazione del fabbisogno di professionalità da formare, in atto non congruamente effettuata, si rischierebbe di non conseguire l’obiettivo auspicato: il problema non è solo quanto, ma anche quale tipologia di specialisti formare, e sin quando sussisterà la dicotomia tra Salute e MIUR relativamente a definizione del fabbisogno e dell’attribuzione dei posti alle scuole, il problema non sarà risolto.

Per le predette considerazioni, chiediamo che l’emendamento in questione venga ritirato e che i Ministeri competenti convochino ad un tavolo di confronto ufficiale tutti i portatori di interesse in tema di formazione dei medici, al fine di affrontare in maniera organica e partecipativa l’ipotesi di un generale riordino del percorso formativo, a partire dal corso di laurea in medicina che attualmente non è nelle condizioni organizzative e strutturali per garantire un’adeguata professionalizzazione del medico. Auspichiamo un pieno esercizio della Governance da parte dei Ministeri competenti affinchè, quella che in atto viene percepita come una contrapposizione tra entità che si contendono le competenze della formazione specialistica, venga trasformata in un’opportunità per tutte le parti chiamate in causa in modo da integrare le competenze e le risorse di tutte le componenti per rilanciare l’istituto della formazione pre e post lauream del medico.

In ogni caso ribadiamo con fermezza la richiesta di

1)    adottare un modello formativo integrato Università-Ospedale-Territorio

2)    scongiurare il pericolo che sia limitato il ricambio generazionale della dirigenza medica del SSN attraverso l’utilizzo degli specializzandi in sostituzione degli strutturati

3)    procedere con l’istituzione della laurea abilitante in medicina e chirurgia e la riduzione della durata dei corsi di specializzazione.

Il Consiglio Esecutivo SIGM

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