Dirigenza medica e medici convenzionati in pensione a 70 anni: monta la polemica.

Dopo la presa di distanza del Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, che si è dichiarato contrario ad una Sanità “Jurassic Park”, ed in queste ore anche di altri parlamentari di tutti gli schieramenti, monta la polemica tra i sindacati medici a seguito dell’approvazione di un emendamento all’art. 4 del Decreto Balduzzi che introdurrebbe la possibilità per i dirigenti medici ospedalieri di andare in pensione a 70 anni, invece che agli attuali 67 anni, prevedendo peraltro che la permanenza in servizio del dirigente interessato dovrà avvenire senza che l’azienda aumenti il numero complessivo dei propri dirigenti (leggi qui).

È, infatti, lo SMI (Sindacato Medico Italiano) a puntare il dito contro un’analoga richiesta di ritardo del pensionamento, che avrebbero formulato in sede Parlamentare alcuni sindacati del territorio a favore dei medici convenzionati (leggi qui).

Senza voler entrare nel merito della dialettica sindacale, crescono le perplessità dei Giovani Medici in merito all’opportunità per i giovani di aderire e rinforzare le file della Manifestazione indetta dai sindacati per il 27 ottobre 2012: trattasi, infatti, per la maggior parte delle medesime sigle che hanno richiesto o sostenuto in sede Parlamentare l’innalzamento dell’età massima per l’entrata in quiescenza.

Non sfuggono gli effetti deleteri di tale norma nei confronti delle giovani generazioni di medici (di quelli che aspirano ad entrare nel SSN e di quelli che da anni vivono la condizione del precariato, siano essi titolari di contratto a tempo determinato o di contratti atipici che non offrono né le tutele minimali nè compensi dignitosi), peraltro già “condannate” a non percepire una pensione che possa garantire un adeguato sostentamento alla fine della carriera lavorativa.

Le premesse su cui si fondano le ragioni della Manifestazione sono in gran parte condivisibili, ma scarsa credibilità possono vantare agli occhi dei giovani i principali promotori di tale iniziativa, i quali, nel bene e nel male, sono stati parte attiva nella determinazione delle politiche professionali poco lungimiranti e gerontocratiche assunte in sanità negli ultimi lustri, ed i cui effetti nefasti sono stati messi in evidenza dall’imperversare dell’attuale profonda crisi economico-finanziaria (leggi qui).

Ma le perplessità sulla scarsa attenzione riposta nei confronti delle giovani generazioni a causa della deriva “sindacalista” della professione, in vero, hanno radici più lontane: basti pensare, a titolo esemplificativo, all’iniquo inquadramento degli specializzandi nella Gestione Separata INPS, ed ancora alla mancata adozione di un contratto di formazione per i medici in formazione specifica di medicina generale.

Alla luce dei fatti, pertanto, non si può escludere che dietro i buoni propositi dichiarati vi sia un malcelato interesse di parte di chi ha una breve prospettiva di attività nel SSN, e non la indispensabile visione di sistema che, invece, avrebbe richiesto il coinvolgimento ed il confronto preliminare con base del presente e futuro SSN, ovvero i giovani, prima di assumere iniziative che nel breve periodo avvantaggino esclusivamente chi è prossimo alla fuoriuscita del sistema e che nel medio-lungo termine si ripercuotano negativamente sulle giovani generazioni.

Sembrano ormai maturi i tempi per una presa di coscienza ed un’assunzione di responsabilità da parte delle giovani generazioni, che sono chiamate a difendere la tenuta di un SSN equo, solidale e pubblico, non limitandosi a dire dei “no”, ma avanzando proposte concrete che dovrebbero fondarsi su un preliminare rinnovo della mentalità e del sistema valoriale di riferimento della Professione Medica.

Il Consiglio Esecutivo SIGM

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

More from author