Medicina del territorio: l’araba fenice della professione

  • Analoghe dinamiche rispetto alla dirigenza medica caratterizzano il comparto dei convenzionati. Infatti, eguale proposta di innalzamento dell’età massima di pensionamento a 70 anni è stata avanzata in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, in sede di riscrittura dell’Art. 4 del Decreto Balduzzi, dai sindacati del territorio per i medici del territorio (medici di Medicina Generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali), con buona pace, ad esempio, dei giovani colleghi aderenti al potentato sindacale della Medicina Generale, che ancora si illudono di trovarsi bella e confezionata la staffetta con i più anziani, ereditando i privilegi sindacali e le laute remunerazioni economiche connesse al regime convenzionale, ormai non più sostenibili, a maggior ragione fin quando i medici della primary care non saranno posti nelle reali condizioni di fare un reale filtro sul territorio delle cronicità. Ma per fare ciò, dovrebbe essere prioritario investire sulla formazione e professionalizzazione dei futuri medici di Medicina Generale, ed invece:
  • si persiste nella mancata valorizzazione del ruolo dei medici iscritti al corso di formazione specifica di Medicina Generale, per i quali, ed è storia che si è riproposta in Parlamento pochi giorni orsono, sussistono fortissime resistenze relativamente all’adozione di un contratto di formazione. A tal proposito non si può fare a meno di interrogarsi sulle ragioni che abbiano ingenerato tale stasi nell’evoluzione della figura del corsista di Medicina Generale. Dopo le occupazioni simboliche degli Ordini (per lo più espressione della minoranza sindacalizzata della professione), e dopo che ancora in tutta Italia si attende la messa in scena di una manifestazione nazionale a sostegno dell’applicazione di un contratto di formazione per i corsisti (i fatidici 100 giorni sono scaduti da tempo), più che le parole risuonano i fatti: soltanto dopo una manifestazione messa in campo da alcune associazioni non sindacalizzate si è riusciti a richiamare l’attenzione della politica sulle condizioni svantaggiose in cui versano i colleghi corsisti di Medicina Generale e si sono riusciti ad ottenere i seguenti risultati:

a) l’istituzione di un Tavolo Tecnico presso il Ministero della Salute per esitare proposte finalizzate a valorizzare il ruolo degli iscritti al corso di formazione specifica di Medicina Generale;

b) l’approvazione di un emendamento all’Art. 1 del Decreto Balduzzi, che, per quanto non istituisca un contratto di formazione, pone le basi per la valorizzare i corsisti attraverso l’introduzione della possibilità di effettuare attività remunerate presso i servizi dell’Azienda sanitaria e della Medicina convenzionata;

c) dopo anni di lavoro ed un periodo inspiegabile di stasi, l’Osservatorio Nazionale della Formazione Specifica di Medicina Generale ha licenziato la propria proposta di riforma del percorso specifico formativo-professionalizzante di Medicina Generale.

Resta il dato sconcertante che, da quando il corso è disciplinato in Italia (Titolo IV, art. 21-32 del D. Lgs. 368/99, così come modificato dal l’Art. 9 del D. Lgs. 277/03 e dal Decreto del Ministero della Salute 7 marzo 2006), nulla è stato fatto da chi sarebbe stato titolato a farlo per migliorare la condizione dei giovani medici iscritti al corso di formazione specifica di Medicina Generale.

  • E molto altro ci sarebbe da dire in merito alla trasparenza ed alle modalità di gestione delle graduatorie territoriali per l’accesso al convenzionamento o alla continuità assistenziale, alla specialistica ambulatoriale, ovvero alle meno impegnative guardie mediche e turistiche.

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