PATTO DELLA SALUTE: SCONGIURATI GLI STRAVOLGIMENTI DELL’ORGANIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE SPECIALISTICA CHE AVREBBERO ARRECATO DANNI ALLE GIOVANI GENERAZIONI

Cari Colleghi,

vi informiamo con soddisfazione che, a seguito dell’azione di mediazione e sensibilizzazione operata dalla nostra Associazione, nonché grazie all’intervento bi-partizan operata da Parlamentari nel corso dell’audizione del Ministro della Salute in Commissione Affari Sociali della Camera ed anche in conseguenza della presa di pozione del MIUR e del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), sono stati stralciati (almeno per il momento) i commi dell’articolo 22 del Patto della Salute, forieri di stravolgimenti allarmanti in tema di formazione medica specialistica (leggi approfondimento). In sintesi, la proposta delle Regioni avrebbe comportato per i futuri laureati (i tempi di implementazione di una siffatta proposta richiedono un complesso e lungo iter Parlamentare che in alcun modo avrebbe potuto riguardare gli attuali laureati in medicina e chirurgia) una dequalificazione della formazione post laurea attraverso un’assunzione, tramite concorso, nei vari Servizi Sanitari Regionali con un incardinamento nel Comparto (ovvero al pari dei profili non medici) ed un inquadramento non dirigenziale, con la possibilità di accedere in sovrannumero in qualità di dipendenti del SSN tramite concorso di specializzazione ad una sorta di percorso formativo parallelo (con frequenza delle sole lezioni all’Università). Nel caso dei medici abilitati assunti il loro utilizzo sarebbe dipeso esclusivamente dalle Aziende Sanitarie, che avrebbero potuto disporne esclusivamente per attività assistenziali, destinandoli anche ad ospedali periferici. Non ci sarebbero pertanto state garanzie di essere messi in realtà lavorative che potessero arricchire dal punto di vista professionalizzante, potendosi anzi trovare a dover gestire situazioni complesse con tanto di ricadute medico legali. A fronte di queste assunzioni a tempo determinato, per di più, la proposta prevedeva lasoppressione di un numero di posti nelle dotazioni organiche delle aziende ed enti sanitari equivalenti sul piano finanziario, il che avrebbe aperto la strada del precariato per molti di quei giovani colleghi, oggi studenti, almeno sin quando tutte le Regioni non avrebbero sviluppato la rete assistenziale del territorio, che rappresenterà la principale valvola di sfogo occupazionale per il futuro. Inoltre, non si comprendeva come sarebbe stato possibile gestire l’accesso alla dirigenza medica di due differenti tipologie di medici, configurando un panorama ricco di contenziosi.

L’altra proposta, parimenti inclusa nel Patto della Salute, si riferiva alla possibilità di incardinamento degli specializzandi degli ultimi due anni nei vari Servizi Sanitari Regionali. A tal proposito, si ricorda che già l’articolo 7 del “Ddl Lorenzin”, attualmente al vaglio della Commissione Igiene e Sanità del Senato, in tema di utilizzo dei medici in formazione specialistica prevede quanto di seguito riportato:

Sebbene tale proposta sia degna di attenzione, va migliorata in quanto è parimenti da scongiurare il pericolo che gli specializzandi degli ultimi due anni, una volta incardinati nel SSR, vengano impiegati in strutture non ottimali per la formazione e professionalizzazione degli stessi, a causa delle esigenze delle Aziende Sanitarie. Inoltre, un altro correttivo fondamentale andrebbe adottato nel senso di definire in maniera standardizzata il rapporto tra strutturati e specializzandi all’interni del SSN (proposta già avanzata in passato dalla nostra Associazione), ma anche nel senso di non rendere sostitutiva l’attività degli specializzandi a quella degli strutturati, pena, anche in questo caso, la contrazione sensibile delle piante organiche e le difficoltà di stabilizzazione per i giovani medici, oggi studenti o laureati aspiranti specializzandi, nel SSN. Premesso che il SIGM non ha preclusione alcuna nei confronti del SSN (prova ne sia il fatto che da anni propone di allargare anche la rete formativa dei corsi di laurea in medicina agli ospedali ed al territorio), che esprime professionalità di elevato profilo, che nulla hanno da invidiare agli universitari, la nostra Associazione non avallerà le riforme fatte seguendo logiche contabili, ispirate unilateralmente da chi non è stato in grado di effettuare in passato un’adeguata programmazione dei fabbisogni di medici ed oggi propone soluzioni a ribasso ai danni delle giovani generazioni. Pertanto, sì agli specializzandi anche nella rete integrata ospedale-territorio, ma con le dovute tutele e riconoscimenti e, fatta salva la qualità della formazione.

Chiediamo, anzi, pretendiamo che le Regioni eliminino sprechi, inappropriatezze, clientele e malaffare, per recuperare e liberare risorse a sostegno della formazione di tutti gli aspiranti specializzandi, finanziando contratti di formazione specialistica aggiuntivi. Del resto, la maggior parte dei profili specialistici formati sono destinati a lavorare nel SSN, come dirigenti medici o specialisti convenzionati, ovvero come dipendenti di strutture private accreditate col SSN. I margini per il recupero di risorse ci sono e la Regione Campania lo ha dimostrato, anche ricorrendo nel corrente anno all’utilizzo dei Fondi Strutturali Europei (nel corrente anno accademico la sola Campania dovrebbe finanziare circa 150 contratti aggiuntivi, tra utilizzo del FSE e di risorse ordinarie).

Invitiamo, pertanto, i colleghi più giovani a diffidare da proposte che sono espressione del mondo sindacale ospedaliero, che ha oggi tutto l’interesse (ancorché legittimo, ma di parte e non di sistema) di mantenere in piedi il sistema ospedalo-centrico che non è più attuale e che va sostituito da un sistema integrato delle cure per rispondere ai mutati scenari di salute (maggior impatto delle ulti-cronicità e delle co-morbosità). Anzi, ci chiediamo dove fossero i rappresentanti del mondo sindacale quando c’erano da denunciare le criticità nella programmazione dei fabbisogni e quando ci fosse da scendere in piazza per chiedere più finanziamenti per i contratti di formazione. E’ quanto meno sospetto che taluni colleghi espressione di tale mondo si mostrino particolarmente attivi, cavalcando il disagio di migliaia di aspiranti specializzandi, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo dei consiglio degli Ordini die Medici (OMCeO).

Il nodo della formazione medica, ad avviso del SIGM, non è Università versus SSN, bensì riuscire a mettere a sistema il meglio che possano esprimere i due ambiti, al pari di quanto avviene nella maggior parte dei modelli formativi in adozione in Europa. Occorre potenziare le reti formative integrate, che vanno aperte anche al territorio, oltre che agli ospedali, nonchè adottare indicatori per valutarne le reali capacità formative ad opera di un soggetto indipendente, rendendo pubbliche le performance formative e chiudendo quelle scuole di specializzazione che non documentino standard adeguati. Servono inoltre maggiori investimenti nella formazione delle giovani generazioni e serve l’adozione urgente di adeguati strumenti di programmazione dei fabbisogni di medici generalisti e specialisti.

Al momento sembra che l’allarme sia rientrato e che la disamina della proposta sia stata demandata ad un necessario confronto tra MIUR e Ministero della Salute. La nostra Associazione, nel rinnovare l’impegno a vigilare sull’evoluzione della materia, rinnova la richiesta di istituzione di una “costituente” della formazione Medica che veda coinvolti il MIUR, il Ministero della Salute, le Regioni, le Università e tutti i portatori di interesse (studenti in medicina, laureati in medicina, specializzandi e giovani medici tutti), che possa rivisitare in tempi brevi l’intero impianto dell’organizzazione della formazione medica post laurea (ivi inclusa la formazione specifica di medicina generale), investendo nella formazione delle giovani generazioni e non facendo scelte a ribasso ancora una volta a discapito dei giovani.

Il Consiglio Esecutivo SIGM

 

P.S.: Rileviamo da lacune ore un attacco indiscriminato, e non motivato, da parte di singoli colleghi alla nostra Associazione. Questi colleghi alluderebbero a dei secondi fini rispetto a quelli della semplice tutela della categoria dei giovani medici, da sempre perseguiti dal S.I.G.M., quasi a voler sminuire l’importanza della nostra azione. Rimandiamo al mittente tali asserzioni illogiche e tendenti a mistificare la realtà dei fatti, cercando addirittura di stravolgerne il senso. Registriamo, altresì, sempre da parte di singoli, un atteggiamento strumentale teso a mettere in dubbio la rappresentatività della nostra Associazione e del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), in ciò palesando una fondata ignoranza sul tema della rappresentanza, come definita ai sensi delle normative vigenti. Si ricorda, per inciso, che il S.I.G.M. ha tra i suoi iscritti giovani medici laureati, in formazione, specialisti, ricercatori e delle istanze di tutti questi si fa interprete. Invitiamo, pertanto, i colleghi in questione a documentarsi prima di lasciarsi andare in affermazioni gratuite e prive di fondamento, nonchè a leggere con attenzione i contenuti dei nostri comunicati. Inoltre, diffidiamo formalmente tali colleghi dal pubblicare affermazioni che possano in alcun modo ledere la dignità ed il buon nome della nostra Associazione.

N.B.: Il Patto della Salute non è una norma, ma un accordo tra Regioni e Stato per la ripartizione ed utilizzo del Fondo Sanitario Nazionale. Per rendere operativi gli stravolgimenti contestati si sarebbe in ogni caso dovuto fare ricorso alla traduzione in legge del tutto, con tempi Parlamentari notoriamente lunghi. Si precisa, inoltre, che sono gli accordi tra Stato e Regioni che recepiscono gli effetti delle norme, all’interno delle quali muovono le proprie determinazioni, ma non viceversa. Da qui il riferimento ad un tentativo maldestro di mettere il Legislatore a fatto compiuto. In ogni caso, pertanto, gli effetti delle richiamate determinazioni non avrebbero potuto interessare gli attuali laureati che concorreranno al concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione nel corrente a.a. 2013/2014, con previsione di pubblicazione del bando entro la fine di luglio 2014. Questo per chiarezza a beneficio di quanti, presi dalla comprensibile ansia di accedere alle scuole di specializzazione nel corrente anno accademico, vengono illusi da iniziative di sostegno alle richiamate proposte delle Regioni. La nostra Associazione, come è noto, è a favore delle innovazioni, ma se fatte con criterio ed in maniera partecipativa, e se non fatte gravare ulteriormente sulle spalle delle giovani generazioni (di laureandi e di laureati) e se quindi non nascondono logiche contabili. Le Regioni, che tanti sprechi hanno prodotto in questi anni in Sanità, eliminino le inappropriatezze e le clientele, combattano la corruzione in Sanità, e reinvestano le risorse recuperate nelle giovani generazioni, invece di avanzare unilateralmente proposte che dequalificherebbero la formazione post lauream e creerebbero dei medici di serie A e B. Invitiamo, pertanto, i colleghi a diffidare da quanti adesso propongono l’accesso senza specializzazione nel SSN quale soluzione ai gravi errori di programmazione commessi in passato. Infine, per quanto concerne l’utilizzo degli specializzandi degli ultimi due anni nel SSN, già in passato tale ipotesi era stata messa sul tavolo ed il SIGM, con spirito costruttivo, aveva proposto di definire chiaramente un rapporto ottimale tra strutturati e specializzandi, non rendendo questi ultimi sostitutivi del personale strutturato e quindi non incorrendo nel rischio di saturare le piante organiche a discapito delle giovani generazioni sopravanzanti. Inoltre, servono garanzie che gli specializzandi, che sono medici in formazione, siano impiegati nelle strutture della rete formativa che documentino adeguati standard formativi e che non siano utilizzati nei piccoli ospedali periferici (che sovente mettono a rischio la salute dei cittadini a causa di standard di qualità e di sicurezza non ottimali) per mantenere questi in vita (piuttosto che riconvertirli in strutture deputate all’assistenza di primo livello) per assecondare le logiche della politica del territorio.

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