Attenzione all’inappropriatezza formativa! Dignità alla formazione medica specialistica e di medicina generale, non sia merce di scambio per la contrattazione sindacale

“Se il sindacato si occupa di lavoro, agisca per agevolare il reale accesso nel SSN dei giovani specialisti e non per utilizzare i medici ancora in formazione specialistica o specifica in medicina generale come ibridi tappabuchi di modelli organizzativi ormai non più sostenibili aumentando le sacche di precariato” – questa la posizione dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) all’indomani della divulgazione del documento presentato a firma dell’Intersindacale medica.

Dalla padella alla brace. Da tempo denunciamo uno scadimento del ruolo del medico in formazione specialistica che sempre più spesso è relegato al ruolo di tappabuchi delle piante organiche delle aziende universitarie e a svolgere mansioni dequalificate invece che seguire un vero e proprio percorso didattico professionalizzante utile all’acquisizione di competenze via via crescenti fino alla completa autonomia da medico specialista.

Mancato riformismo, maturità democratica e attivismo. Il SIGM, attraverso la campagna #NotFairNotSafe partita negli scorsi giorni mutuando lo slogan dei colleghi britannici, ha inteso dar vita a un movimento finalizzato a rimettere al centro la tutela della qualità della formazione e il rispetto della sicurezza e informazione dei pazienti (spesso ignari di essere trattati in totale autonomia da professionisti ancora in formazione spesso costretti a districarsi in contesti proibitivi), accendendo i riflettori sui  problemi strutturali di un settore, quello della medical education, dove ogni discussione sembra essere orientata al ribasso.

Lo dimostrano le proposte dell’Intersindacale che non entrano in alcun modo nel merito di questi problemi e sembrano orientate semplicemente ad allargare il “setting” dell’inappropriatezza formativa – coniamo questo nuovo termine – ed è difficile immaginare una qualche ricaduta positiva per i giovani medici mentre vediamo bene, e lo continueremo a denunciare con forza, il tentativo di utilizzare la formazione come merce di scambio per la mera contrattazione sindacale.

<< Alla faccia della lotta agli sprechi e dell’appropriatezza organizzativa! Se è vero che ogni Regione sta faticando a riorganizzare i propri assetti, laddove esistono in alcune realtà più “primari” che posti letto. Come si può pensare di mandare gli specializzandi a legittimare queste situazioni? Come accettare di tamponare le falle del SSN se prima non si applicano correttivi sull’accreditamento di tutte le unità operative (ospedaliere, territoriali ma anche territoriali) facenti parte delle reti formative regionali e si garantisce un percorso didattico-professionalizzante condiviso e realmente centrato sull’acquisizione certificata delle competenze?>> – continuano i Giovani Medici SIGM.

In questo scenario il rischio che corrono i giovani medici (e prossimamente tutti gli studenti di medicina) è quello di essere utilizzati come tappabuchi sottopagati (sia a livello di salario sia di opportunità di crescita professionale) e sovraesposti (a livello di responsabilità medico legale) di un Servizio Sanitario Nazionale sempre più in difficoltà a causa di una situazione di regressività – passaggio che segue l’immobilismo prima del crollo – figlia della mancanza di responsabilità su scelte che operano attraverso politiche di de-finanziamento ma mai per via di tagli della spesa inappropriata (in primis organizzativa!)

“Continuiamo a non capire perché il Governo stia discutendo di formazione dei giovani medici con la costellazione tutta italiana delle 23 sigle sindacali mediche senza interpellare i diretti interessati! Difficile capire come i sindacati possano rappresentare l’interesse dei giovani medici che, invece, tramite missiva della nostra Associazione, hanno da tempo chiesto di poter prendere parte ai lavori del tavolo politico sindacale dell’ex art. 22 del Patto per la Salute – concludono i Giovani Medici SIGM – e vista l’importanza della posta in gioco restiamo fiduciosi in un prossimo coinvolgimento di una nostra delegazione da parte del Ministero della Salute”.

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