Giovani Medici SIGM “Facciamo il punto sull’accreditamento delle scuole di specializzazione e sul concorso nazionale”

Care colleghe e cari colleghi,

come è noto, con l’emanazione del Decreto Interministeriale n. 402 del il 13 Giugno 2017, i Ministeri dell’Istruzione, Università e Ricerca e della Salute hanno varato il nuovo sistema di accreditamento delle Scuole di Specializzazione di medicina. Nel particolare, sono stati adottati i nuovi standard e requisiti minimi, nonché sono stati introdotti per la prima volta degli indicatori di performance (che misurano le performance assistenziali e formative), che devono essere posseduti dalle differenti tipologie di Scuola di Specializzazione.

La scorsa edizione del concorso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione di Area Medica (SSM2017) ha registrato, pertanto, per la prima volta l’attivazione di scuole di specializzazione accreditate in maniera definitiva o provvisoria. Per inciso, l’attivazione si sostanzia attraverso l’assegnazione alla scuola di almeno un contratto statale ad opera del MIUR. In dettaglio, delle 1431 proposte di accreditamento provenienti dalle 41 università sedi di corsi di medicina, 672 (47.0%) sono state approvate con parere di accreditamento pieno e 629 (43.9%), invece, con parere di accreditamento provvisorio. Le rimanenti 130 (9.1%) proposte, invece, sono esitate in un non accreditamento. Infine, solo 1.254 tra le 1301 accreditate sono state attivate.

Inoltre, atteso che l’accreditamento si fonda su un sistema di miglioramento continuo, anche nel corrente anno, in previsione del concorso SSM2018, l’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica è stato chiamato a valutare le nuove proposte di accreditamento, ovvero a rivalutare quelle scuole già accreditate (pienamente o provvisoriamente), laddove le Università abbiano comunicato delle variazioni dell’assetto delle scuole di specializzazione. Infatti, ciascuna Università, ai sensi dell’art. 5, comma 2, del D.I. n. 402/2017, è tenuta a comunicare al MIUR, entro 30 giorni, tutte “le variazioni che intervengano sui presupposti, le condizioni e gli standard che hanno costituito la base dell’accreditamento” e a produrre una dichiarazione periodica, con cadenza annuale, del Rettore sul rispetto degli standard delle strutture della rete formativa. Secondo i nostri calcoli, pertanto, nel corrente anno accademico dovrebbero risultare accreditate, nell’insieme, circa 1365 scuole di specializzazione, a fronte delle quali ne sono state attivate n. 1307 (fonte bando di concorso). Da quanto appreso dal nostro rappresentante in Osservatorio Nazionale, se, da una parte, sono state accreditate delle nuove proposte di scuole ovvero un numero esiguo di scuole non accreditate lo scorso anno, riproposte in maniera adeguatamente articolata e strutturata, dall’altro, a seguito degli aggiornamenti comunicati dalle Università, sono state non accreditate alcune scuole già accreditate, poiché non più in possesso degli standard o dei requisiti minimi richiesti.

Inoltre, come già anticipato, confermiamo che l’Osservatorio Nazionale ha avviato la fase sperimentale delle site visits, ed anche gli esiti di tale attività è stata presa in considerazione ai fini della rivalutazione, ovvero della conferma, dei pareri sull’accreditamento.

Un altro punto che la nostra Associazione sta seguendo con grande attenzione, si riferisce ad alcune criticità che si sono evidenziate in fase di prima applicazione della riforma, laddove, per talune tipologie di scuole o per alcuni contesti territoriali, alcuni standard ed alcuni requisiti stabiliti dal D.I. n. 402/2017, e discendenti dagli obiettivi formativi adottati dal D.I. n. 68/2015 (Riforma degli ordinamenti didattici delle scuole di specializzazione di medicina), hanno fatto registrare una non totale coerenza con la situazione assistenziale. L’esempio più emblematico è quello delle scuole facenti capo all’Università Federico II di Napoli, laddove la Azienda Policlinico è sprovvista sia di Dipartimento Emergenza ed Accettazione (DEA) che di un Pronto Soccorso. Di contro, il DEA rappresenta uno standard richiesto alle strutture di sede che per definizione sono a direzione universitaria e sono capofila delle reti formative. Se i Ministeri competenti avessero dovuto applicare alla lettera quanto previsto dalle tabelle sugli standard, allora non sarebbe stato possibile accreditare ed attivare la maggior parte delle scuole di specializzazione proposte da questa Università che, come è noto, è la seconda Università più grande del Paese. Su tutti, basti l’esempio della Scuola di Igiene, laddove la presenza del DEA presso la struttura di sede appare una forzatura, mentre il DEA potrebbe essere utilmente presente in una o più delle strutture collegate facenti capo alla rete formativa, stante il principio della rotazione degli specializzandi all’interno delle reti. Una delle conseguenze di una eventuale interpretazione restrittiva della norma avrebbe comportato non solo la mancata attivazione delle scuole, ma anche una indisponibilità di posti su base regionale, cui assegnare i contratti di formazione in risposta al fabbisogno di specialisti espresso dal territorio. Motivo per il quale i Ministeri hanno preferito far prevalere il diritto alla formazione e le cogenti richieste delle Regioni al fine di soddisfare il fabbisogno di specialistici, invece che agire in maniera ragionieristica. Per analogia, tale modus operandi è stato esteso ad altri situazioni similari (in vero limitate), fermo restando che è stato richiesto alle Regioni di provvedere a colmare tali gap strutturali nel più breve tempo possibile, e comunque entro i tempi di adeguamento previsto dalla norma, laddove queste strutture sanitarie devono rispondere ai criteri previsti dal Decreto del Ministero della Salute n. 70 del 2015 sul “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”.

Questo a titolo esemplificativo. In verità, la presenza del DEA nella struttura di sede, inteso quale standard fondamentale (e quindi indispensabile), è prevista per la sola scuola di Medicina delle Emergenze-Urgenze. Anche per questa tipologia di scuola, pertanto, sono state fatte delle valutazioni di merito, laddove insistono in Italia delle realtà di comprovata affidabilità che non hanno un DEA, canonicamente inteso, bensì dei Pronto Soccorso ad elevato numero di accessi. Peraltro, le Regioni, come riscontrabile negli atti prodotti dalla Conferenza Stato-Regioni, hanno richiesto di incrementare in maniera sensibile il numero di contratti da destinare a questa tipologia di scuola, a fronte della necessità di poter disporre, nel più breve tempo possibile, di specialisti “urgentisti” da impiegare nei Pronto Soccorso.

Altre criticità emerse si riferiscono ad alcune tipologie di scuole, limitatamente ad alcuni requisiti assistenziali che, così come numericamente dimensionati nel D.I. n. 68/2015, nell’applicazione dell’algoritmo di calcolo dei requisiti minimi che dovrebbero essere posseduti dall’intera rete formativa, sono risultati ipertrofici e non rispondenti alla situazione assistenziale. Emblematico è il caso della medicina legale e dell’anatomia patologica, laddove i volumi di attività necroscopica e di autopsie richieste risultavano enormemente sovradimensionati rispetto alla realtà assistenziale. Motivo per il quale i Ministeri, avvalendosi del contributo tecnico dell’Osservatorio Nazionale, hanno ritarato le soglie richieste.

Tutte le criticità in parola, unitamente ad altri aspetti ritenuti migliorativi della riforma, sono stati oggetto di una proposta di aggiornamento dei decreti n. 402/2017 e n. 68/2015, e sottoposti all’attenzione del Ministri uscenti. Tuttavia, la prossimità delle scadenze elettorali per il rinnovo del Parlamento non ha consentito di recepire le modifiche in parola in tempo per il corrente anno accademico. Ad ogni modo, i Ministeri e l’Osservatorio Nazionale sono al lavoro per chiedere al nuovo Governo un aggiornamento delle vigenti normative.

Nelle more, fatto salvo l’assolvimento degli standard e dei requisiti all’interno della rete formativa, laddove la struttura di sede non potesse garantirli, l’Osservatorio Nazionale monitorerà la corretta applicazione del principio di rotazione degli specializzandi all’interno di ciascuna rete formativa, in modo da garantire pari esperienze formative a tutti gli specializzandi all’interno di una medesima scuola.

Ma per agevolare il compito dell’Osservatorio Nazionale a tutela della qualità della formazione specialistica, è necessario farsi parte attiva. Vi informiamo, pertanto, che la nostra Associazione ha attivato uno “servizio di segnalazione” di eventuali criticità (osservatorionazionalesigm@gmail.com) che possa consentire di riportare eventuali problematiche, tramite i nostri Rappresentanti in Osservatorio Nazionale ed al CNSU/CUN, all’attenzione dell’Osservatorio Nazionale e dei Ministeri competenti, al fine di verificare la presenza di eventuali malfunzionamenti delle Scuole di Specializzazione.

Inoltre, il SIGM ha inviato una richiesta ai nuovi Ministri al fine di ottenere:

1) l’immediata implementazione di tutte le procedure di valutazione diretta (site visits) ed indiretta (questionari anonimi di valutazione delle scuole di specializzazione), al fine di rendere più efficace l’azione dell’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica e degli omologhi Osservatori Regionali;

2) l’attivazione di tutti gli Osservatori Regionali, nell’ottica di garantire in maniera capillare il monitoraggio continuo degli standard, dei requisiti e delle performance formative ed assistenziali delle scuole di specializzazione, così come previsto dal Decreto Interministeriale n. 402/2017.

Resta inteso che la Riforma dell’accreditamento delle scuole di specializzazione, per quanto perfettibile per definizione, ha introdotto una rivoluzione culturale nel contesto della formazione specialistica post-lauream e rappresenta un’innovazione che si può meglio apprezzare dal confronto con l’era antecedente all’adozione del decreto sull’accreditamento. Occorre, pertanto, presidiare il campo, ma occorre farlo in maniera competente e responsabile, consci che molto c’è ancora da fare, ma che si è comunque intrapresa la giusta strada.

Infine, in prossimità dello svolgimento delle prove del concorso nazionale SSM 2018, vi informiamo che la nostra Associazione, con la medesima missiva citata in precedenza, ha chiesto formalmente al MIUR ed al Ministero della Salute che, al fine di orientare in maniera adeguata i concorrenti nella scelta della Scuola di Specializzazionein fase di scorrimento della graduatoria di merito:

1) venga reso pubblico un elenco completo delle scuole di specializzazione accreditate e attivate, differenziate per tipologia di accreditamento (pieno o parziale);

2) il predetto elenco sia arricchito di ogni informazione relativa a numero e tipologie di strutture (Unità Operative e Servizi) che compongono le singole reti formative, in modo che i correnti vincitori di concorso possano conoscere, prima di effettuare la scelta, l’articolazione di ciascuna rete formativa, anche in funzione degli aspetti logistici (alcune Scuole, infatti, pur risultando incardinate in una sede Universitaria precisa, vedono la propria rete articolarsi in sedi differenti);

3) venga resa pubblica ogni altra informazione, ivi incluse le statistiche concernenti le scelte delle scuole di specializzazione effettuate dai canditati nelle precedenti edizioni del concorso nazionale, nonché ogni altro elemento oggettivo di valutazione delle scuole (score).

Grazie per l’attenzione.

Il Segretariato Italiano Giovani Medici

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